Un counselor robot
Ma immaginiamo per un attimo una qualsiasi professione d’aiuto che sia svolta, agita, rivestita, presa in carico, impersonata? Trovare il verbo giusto sembra essere un’impresa. Immaginate comunque un Counsellor robot, un umanoide anche di bell’aspetto, ma con qualche ruga per farlo sembrare vero (l’imperfezione è tutta umana) , oppure un counsellor artificiale che a distanza, magari attraverso un’App sul cellulare aiuti il suo (di chi?) cliente a trovare le strategie per risolvere un problema, immaginiamo anche che questo “dispositivo” sia in grado, in presenza di un cliente, di “percepire” le sue emozioni e di rispondere in modo pertinente non solo a domande, ma a discorsi, ad impressioni, ragionamenti, errori di valutazione, contesti diversi, sguardi, postura e sospiri; potrà mai tutto questo essere frutto di algoritmi e calcoli matematici? Al momento tutto questo sembra ancora lontano, ma non così improbabile.
(Sabrina Silvestro in “Counselling e intelligenza artificiale (IA)” da Prospettiva Drammaturgica, n. 1/2020, edizioni Nuova Trauben, in stampa)