La recensione

Un prezioso e peculiare livre de chevet. Un regalo piccolo quanto importante per una persona a noi cara. Una testimonianza di saggezza d’altri tempi e pur sempre attuale.

Tutto questo è il piccolo volume che racchiude una poco conosciuta gemma proveniente dal passato, frutto delle riflessioni di un grande filosofo conosciuto per il suo pessimismo che pure traspare dalle pagine del testo. Un’opera incompiuta e ricostruita grazie al lavoro certosino ed appassionato di studiosi del filosofo tedesco e che si presenta come una raccolta di 50 massime, sorta di vademecum per la vita per raggiungere se non proprio la felicità, almeno l’assenza di infelicità.

Traendo spunto da classici che lo hanno preceduto, la cui presenza riecheggia attraverso le citazioni in latino ed in greco, e da pensatori contemporanei all’autore, il trattato sull’eudemonologia accompagna il lettore, pagina dopo pagina, in un viaggio interessante nell’animo umano; oltremodo considerevole vista la pressoché inesistente presenza di studi psicologici dell’epoca.

La felicità come assenza di dolore è il concetto alla base di questo prontuario di regole di comportamento che racchiude indicazioni pedagogiche a volte accompagnate da esempi. Le massime raccolte nel libro potrebbero essere suddivise in consigli per il comportamento verso noi stessi e verso gli altri.

Ed è interessante constatare che il fil rouge è rappresentato dall’esortazione a conoscere meglio se’ stessi. Un lavoro di introspezione giudicato essenziale per un approccio sufficientemente adeguato alla vita.

Alcuni aforismi della saggezza popolare qua e là arrichiscono i pensieri, esposti in maniera a tratti disorganica, essendo l’opera una ricostruzione di appunti che erano progetto di un libro, e li rendono più fruibili.

La lettura appare scorrevole ed il lessico, a parte alcuni termini ormai desueti, di facile comprensione. Fanno eccezione alcune pagine con lunghi periodi che rendono a tratti difficoltosa la comprensione.

Considerazioni sui caratteri, inviti alla morigeratezza dello stile di vita, a non perdersi nei dettagli e mantenere il quadro d’insieme delle riflessioni, a non farsi trascinare dalle emozioni troppo violente ed a tenere a bada la salute, fisica ma anche mentale; cosi’ come apprezzamenti per la razionalità e l’essere previdenti costellano i vari paragrafi del testo. Ma è il fulcro centrale il fondamentale e sicuro collegamento per chi svolge un lavoro di psicoterapia: “la personalità è la felicità più alta”.

L’autore ricorda a proposito che se la nostra parte interiore non è serena “allora tutti i piaceri sono come vini eccellenti in una bocca tinta di bile”. Concetto elaborato nella differenza tra disculos, persona tendente alla negatività ed alla lamentela ed euculos, persona tendente alla positività, indipendentemente dalla circostanze di vita.

Perché la personalità accompagna l’uomo ovunque ed in qualunque momento.

Arthur Schopenhauer

L’arte di essere felici

Adelphi

Pag. 113
verdolivaRecensione a cura di Gianni Verdoliva – insegnante di francese alle scuole superiori e giornalista pubblicista, vive e lavora a Torino dove ha frequentato il triennio della Scuola di Counselling Drammaturgico. Affianca la formazione a letture di autoformazione personale. Tra i suoi interessi il fitness e il cinema e le letture di genere thriller e mistery.